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Goodwine 2018, sulla viticoltura sostenibile tutti d’accordo ma...

Goodwine 2018, sulla viticoltura sostenibile tutti d’accordo ma il tema va sviluppato in condivisione e su diversi fronti per il futuro del Piemonte vitivinicolo.

È stato un dibattito intenso, a volte anche con toni accessi, quello che ha animato il forum di Goodwine 2018, la rassegna di enogastronomia e cultura, giunta alla 24ª edizione, che si è svolto sabato scorso (14 luglio) a Neviglie in provincia di Cuneo.

Al talk show, organizzato dal Comune e da un pool di associazioni ed enti, voluto dal sindaco e produttore vitivinicolo, Roberto Sarotto, si sono alternati numerosi relatori: gli assessori regionali Giorgio Ferrero e Francesco Balocco (Agricoltura e Trasporti); i presidenti dei Consorzi della Barbera d’Asti e del Barolo, Filippo Mobrici e Matteo Ascheri; il direttore del Consorzio dell’Asti, Giorgio Bosticco; Fabrizio Rapallino responsabile servizio vitivinicolo della Coldiretti Cuneo con Paolo Sartirano, presidente sezione vini di Confindustria Cuneo; l’enologo e docente Luigi Bertini e il suo collega e scrittore, Lorenzo Tablino. Sono intervenuti anche l’ex assessore regionale all’Agricoltura, Lido Riba e l’ex consigliere regionale, Giovanni Negro, l’agronomo Daniele Eberle e Claudio Boeri, noto costruttore di macchine agricole.

Il tema della sostenibilità come futuro della viticoltura piemontese è stato trattato da diversi punti di vista: da quello scientifico e tecnologico, con interventi specifici sulla legislazione e le buone pratiche che vengono attuate tra i filari, a quello socioeconomico con il tema delicato del rischio abbandono delle vigne eroiche, i cosiddetti sorì. «Non ci può essere sostenibilità ambientale e sociale senza un sostegno alla viticoltura epica che presidia e tutela le vigne di collina senza le quali si perderebbe la varietà di vitigni e vini che ha fatto grande l’enologia piemontese» ha sottolineato Roberto Sarotto.

Dai relatori sono giunti apporti di vario segno, dall’appello a non considerare tout-court la chimica come il diavolo, alla necessità di sviluppare tecnologie, come il diserbo meccanico o i droni in viticoltura, all’annuncio di reali azioni di sostenibilità rurale, ai progetti che prevedono l’inserimento dei sorì nei disciplinari vinicoli anche in considerazione dei segnali, sempre più a favore di vini da agricoltura sostenibile, che arrivano dai mercati.

Il messaggio finale è stata una sostanziale convergenza sulla necessità di affrontare il tema della sostenibilità nella viticoltura moderna agendo su diversi fronti, ma tenendo ben presente un quadro d’insieme articolato.

«Non solo limitazione drastica della chimica, non solo tecnologia di ultima generazione, non solo buone e sane pratiche, ma anche sostegno sociale ed economico ai vignaioli che, da parte loro, devono prendere consapevolezza del loro ruolo fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente a cui l’Unesco ha riconosciuto il titolo di Patrimonio dell’Umanità» è stata la chiusura di Sarotto.